Lo sgarro nella dieta è uno degli argomenti che suscitano maggior interesse e preoccupazione. Quante volte sgarrare? Quanto è grave concedersi uno sgarro ogni tanto? Cosa fare dopo aver sgarrato? Tutte domande lecite e che merita attenzione. Partendo, però, da un punto fermo: il cambio di mentalità che richiede la scelta di intraprendere un nuovo regime alimentare.
Ogni dieta ha il suo sgarro. O almeno questa è la percezione che si ha comunemente. Al punto che in molti piani alimentari viene espressamente previsto un pasto libero settimanale o addirittura un giorno libero, quelli che in lingua inglese si chiamano cheat meal e cheat day (popolari soprattutto nel linguaggio dei frequentatori di palestre). In altre circostanze, invece, lo sgarro non è programmato ma “capita”: una cena tra amici o di lavoro a cui non si può dire di no, una giornata caotica che costringe e mangiare fuori casa e di corsa, il desiderio particolarmente forte di un cibo “vietato”. Quando si sgarra si magia ciò che si vuole, senza preoccuparsi delle calorie e delle regole seguite per tutti gli altri pasti della settimana. Il problema, però, è che poi ci si ritrova a fare i conti con il senso di colpa e con l’ansia di aver rovinato il proprio percorso. Ma è davvero così dannoso sgarrare? Proviamo a capirlo rispondendo ad alcune delle domande più frequenti sul tema sgarro nella dieta.
Quanto fa male sgarrare dalla dieta? (h2)
Partiamo dalla gravità dello sgarro e dai presunti danni che questo provoca. E cominciamo distinguendo gli effetti sulla perdita di peso da quelli sulla motivazione, quindi sulla dimensione psicologica della dieta. Sotto il primo profilo, è corretto dire che lo sgarro è praticamente ininfluente. In un percorso alimentare serio e impostato da un esperto in nutrizione, che sia chetogenico o no, non è un pasto fuori dagli schemi a mandare all’aria tutto. Ovviamente, la cosa importante è che si rientri subito in carreggiata.
E qui viene in rilievo la seconda variabile citata: la testa. Lo sgarro spesso è una concessione ai propri desideri, un momento liberatorio rispetto alle regole della dieta vissute come costrizione. Ma se si subisce la dieta in questo modo, soprattutto in una fase iniziale, probabilmente significa che non si sono messe bene a fuoco le motivazioni. Perdere peso non può e non deve essere l’unica molla che fa decidere di cambiare alimentazione. Alla base di una scelta così importante deve esserci la volontà di modificare radicalmente la propria mentalità i termini di alimentazione, ad esempio sradicando la propria dipendenza dai cibi raffinati (che è all’origine di moltissimi problemi di sovrappeso e obesità). La vera conseguenza negativa dello sgarro, quindi, sta nella sua capacità di fiaccare la volontà. Ed è così che a uno sgarro ne segue un altro, magari a distanza ravvicinata e poi si continua a posticipare la ripresa della dieta, fino a che non si perdono le speranze. Per questo motivo, sarebbe meglio evitare lo sgarro quando si è all’inizi della nuova alimentazione mentre è possibile concederselo con più serenità quando la strada è già ben avviata.
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Cosa devo fare dopo lo sgarro? (h2)
La seconda domanda a cui è utile dare risposta è forse la più diffusa: dottore, ho sgarrato, ora che faccio? La risposta è semplice, riprendi la dieta, subito. Non c’è bisogno di immaginare contromisure particolari, penitenze o restrizioni ancora maggiori. Semplicemente, ci si rimette sul sentiero che si stava percorrendo e che da cui si è leggermente deviato.
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Cosa non devo fare dopo lo sgarro? (h2)
Molto più importante, invece, è avere chiaro cosa non fare dopo che si è sgarrato con un pasto libero: non ci si deve punire. È la reazione più naturale, figlia del senso di colpa: ho mangiato troppo e male, adesso digiuno. Niente di più sbagliato. Il digiuno intermittente (nella formula 16/8 o in quella 20/4) è un’ottima pratica ma non se viene utilizzato come arma per riequilibrare un eccesso calorico. Il rischio di un atteggiamento del genere, infatti, è di abbattere ancora di più il proprio umore e di finire intrappolati in un circolo vizioso fatto di privazioni mal sopportate, frustrazione e rifiuto della dieta. Insomma, il modo migliore per indurre sé stessi alla resa. È solo uno sgarro, non è la fine del mondo.

Dott. Pietro Mignano
Biologo Nutrizionista e Farmacista