Esistono davvero i dolci chetogenici? Come si preparano? In che quantità possono essere mangiati? In questo articolo viene approfondito uno degli argomenti più spinosi per chi segue una dieta low carb: il rapporto con i dolci. L’obiettivo è capire come regolarsi, per non vanificare i risultati della dieta senza però rinunciare al piacere del dolce, soprattutto nelle occasioni speciali.
La rinuncia ai dolci è uno degli scogli maggiori che si trova ad affrontare chi decide, su consiglio medico, di intraprendere un percorso di dieta chetogenica o comunque low carb. Si tratta di un ostacolo molto spesso psicologico, perché legato alla sensazione di piacere che si prova a consumare cibi ricchi di zuccheri raffinati. Un meccanismo qualificabile come una vera e propria dipendenza da zuccheri. Anche chi non sviluppa una dipendenza, però, può avvertire la voglia di concedersi un dolce di tanto in tanto. È possibile accontentare questo impulso? La risposta, in linea generale, è sì, perché esistono i cosiddetti dolci chetogenici, cioè preparati con ingredienti che escludono o minimizzano la presenza di carboidrati. È necessario, però, contestualizzare e perimetrare bene questo consumo di dolci in chetogenica, per non rischiare di vanificare tutto lo sforzo che si fa per entrare in chetosi.
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Dolci chetogenici: istruzioni per l’uso
Quindi, prima di capire come sia possibile preparare dei dolci adatti alla dieta chetogenica, è bene fare una premessa. In linea di principio, è consigliabile evitare di consumare cibi dolci, anche se low carb, soprattutto nella fase iniziale del nuovo regime alimentare. L’avvio della keto diet, infatti, è un momento molto importante e particolare, bisogna superare una barriera mentale, avallata da anni e anni di comunicazione mediatica che ha contribuito a creare alcuni falsi miti sul tema dell’alimentazione. Per avere successo con la chetogenica, è necessario reimpostare il senso di fame e di sazietà, lavorare su ciò che il corpo percepisce e richiede. In quest’ottica, il problema dei dolci chetogenici è che mandano al cervello lo stesso impulso di un dolce zuccherino. In questo modo, non liberano dalla dipendenza ma la appagano con un cibo non dannoso. Impediscono, quindi, di agire in modo profondo e definitivo, lasciando sempre aperta la possibilità di una ricaduta, di una fuga verso gli zuccheri. Ecco perché è consigliabile limitare il ricorso ai dolci chetogenici solo ad occasioni speciali, come compleanni o festività.
Che dolci si possono mangiare in chetogenica? Idee per ricette semplici e gustose
Fatta questa dovuta premessa, è arrivato il momento di capire meglio come sia possibile fare e mangiare dei dolci che siano chetogenici, cioè low carb (o meglio ancora no carb). Dolci, quindi, che non lasciano addosso sensi di colpa, perché non fanno uscire dalla chetosi. In realtà, non ci sono grandi segreti da svelare, tutti gli ingredienti necessari sono noti e disponibili in qualsiasi supermercato. Anzi, in molti casi, sono già presenti nel frigo o nella dispensa di casa. Il primo “trucco” per i keto dolci è sostituire la farina tradizionale con quella di nocciole, di mandorle, di arachidi o di cocco. Altro accorgimento necessario è quello relativo all’uso di dolcificanti: vanno ovviamente preferiti quelli a basso contenuto di zuccheri, come l’eritritolo, lo xillitolo, il sorbitolo e il maltitolo. Nessun problema, invece, per la componente di grassi: burro, olio, latte, mascarpone e panna sono ingredienti buoni per ogni dolce, sia chetogenico che tradizionale. Per guarnire e diversificare i sapori, infine, ci si può affidare alla frutta secca, alle scaglie di cioccolato fondente e agli aromi (vaniglie, rum, cacao amaro, polvere di caffè, eccetera). Ad esempio, è possibile creare della gustosa frolla per biscotti o base di cheescake amalgamando farina di nocciole, burro, aroma di vaniglia ed eritritolo. Oppure, preparare una deliziosa farcitura (da gustare anche al cucchiaio) con mascarpone, panna e cacao amaro.
I dolci chetogenici, quindi, esistono davvero e sono semplici da preparare. Questo, però, non cambia la premessa di partenza: soprattutto nella prima fase di keto diet sarebbe meglio farne a meno.
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Dott. Pietro Mignano
Biologo Nutrizionista e Farmacista