L’azione benefica della dieta chetogenica sulle infiammazioni è oggetto di studi scientifici. Il vantaggio di questo regime alimentare risiederebbe nel bassissimo contenuto di zuccheri. Ad oggi, indagini sugli effetti a breve termine non hanno dato riscontri positivi. La keto diet, però, agisce sul lungo termine, perché richiede all’organismo un cambio nelle modalità di reperimento dell’energia.
Cosa si intende per infiammazione
La flogosi, comunemente nota come infiammazione, è un meccanismo di difesa che si manifesta nel nostro organismo per eliminare un fattore esterno nocivo, sia esso chimico, fisico o biologico. L’infiammazione, generalmente, si manifesta con quattro fenomeni clinici conosciuti sin dall’antichità:
- Rossore
- Gonfiore
- Calore
- Compromissione funzionale della zona colpita
Iniziando in un punto preciso, può rimanere localizzata lì o diffondersi sistemicamente, colpendo, così, l’intero organismo. Se non trattata correttamente, andando alla radice del problema, un’infiammazione può diventare cronica e creare uno squilibro all’organismo umano con inevitabili ripercussioni e forti dolori.
Tra i tipi di infiammazione cronica che si manifestano più comunemente troviamo l’artite e la dermatite. L’artrite è una condizione infiammatoria cronica di origine sconosciuta a carico del sistema muscolo-scheletrico che genera un coinvolgimento del sistema immunitario. La dermatite, invece, è il nome di una serie di condizioni infiammatorie di diversa origine a carico della pelle, che si manifestano con rossore, prurito, lesioni della zona interessata e gonfiore.
Alimentazione e infiammazione, cosa può fare la dieta chetogenica
Il ruolo dell’alimentazione nella gestione di un’infiammazione può essere determinante. La dieta chetogenica, che oggi riscuote molto successo, sembra avere un’efficacia proprio in questa direzione. Nonostante l’esistenza di pareri contrastanti, infatti, ci sono alcune evidenze che correlano questo tipo di alimentazione con una riduzione dei sintomi infiammatori. Di certo, ad oggi, c’è un’abbondante e solida letteratura sugli effetti della dieta chetogenica nel trattamento del diabete di tipo II, della sindrome metabolica e dell’obesità. Parallelamente, stanno cominciando a nascere le prime evidenze circa il trattamento di patologie infiammatorie.
Il ruolo degli zuccheri nelle infiammazioni
L’elemento chiave di questi studi è il ruolo degli zuccheri e dei carboidrati, che nella chetogenica sono presenti in bassissime quantità. Questi nutrienti, infatti, pare siano dei mediatori infiammatori e possano peggiorare le patologie croniche di natura infiammatoria. Inoltre, è stato evidenziato che un’alimentazione a bassisimo contenuto di grassi è in grado di aumentare la produzione di adenosina: un nucleotide la cui espressione è in grado di inibire la funzione infimmatoria dei neutrofili.
Nella sperimentazione clinica molti pazienti che seguono un corretto regime alimentare chetogenico spesso registrano una diminuzione nei dolori osteo-articolari di natura infiammatoria e anche i pazienti che soffrono di emicrania, spesso, attraverso questo regime a bassissimo contenuto di zuccheri, riducono l’infiammazione inevitabilmente debilitante. Inoltre, per i pazienti affetti da patologie infiammatorie del tratto gastro intestinale (morbo di Chron e colite ulcerosa), la keto diet sembra in grado di migliorare la sintomatologia e ripristinare la mucosa gastro-intestinale lesa.
I pareri contrastanti
Tuttavia, un recente studio, ha messo in contrapposizione gli effetti di una dieta chetogenica isocalorica con le comuni linee guida alimentari (50% carboidrati, 35% grassi, 15% proteine) nel trattamento dell’infiammazione dimostrando l’adozione di tale dieta non apporterebbe nessun miglioramente del quadro infiammatorio.
A distanza di quattro settimane, il gruppo in esame che seguiva la dieta chetogenica ha registrato un aumento dei marcatori infiammatori (ES. Proteina C reattiva, FGF21 etc.), del colesterolo totale e una netta diminuzione dei trigliceridi e della glicemia rispetto al gruppo che seguiva le normali linee guida alimentari.
L’efficacia della keto diet sul lungo termine
È molto importante, però, rilevare che i benefici della dieta chetogenica si registrano a lungo termine e forse quattro settimane non sono sufficienti a registrare dei netti miglioramenti. Tale circostanza è determinata dal fatto che l’organismo deve completamente cambiare il modo di ‘reperire energia’, passando dal glucosio ai corpi chetonici che inducono la chetosi.
Tutto quanto detto, si può concludere evidenziando purtroppo l’attuale inesistenza di studi a lungo termine che indichino una forte correlazione tra dieta chetogenica e infiammazione ma si evidenzia, altresì, come l’attenzione nell’ambito del settore scientifico sul tema sia in continua crescita specie negli Stati Uniti.
Leggi anche: “Dieta Chetogenica, due secoli di sperimentazioni” – Rivista La Pelle

Dott. Pietro Mignano
Biologo Nutrizionista e Farmacista